Recensione: Il buco nella rete

Editore | Tunué |
Autori | Marco Gastoni e Nicola Gobbi |
Prima pubblicazione | 23 marzo 2017 |
Prima edizione italiana | 23 marzo 2017 |
Formato | 19,5 x 27 cm |
Numero pagine | 96 |
Prezzo | 14,90 euro |
SCUOLA DEMOCRATICA
Dalla collana Tipitondi di Tunué, dedicata ai lettori più piccoli, arriva Il buco nella rete, opera educativa e divulgativa di Marco Gastoni e Nicola Gobbi che affrontano due temi molto importanti che si compenetrano: educazione e capacità di comprendere il mondo e le persone che ci circondano. Il fumetto è ambientato nella nostra realtà in un indefinita provincia e si inserisce in una dimensione ideale, in un ritaglio di mondo non contaminato da pregiudizio e ignoranza.
Doriano e Miro sono due ragazzini divisi da una rete di metallo. Uno è un giovane studente, l’altro gli studi li ha abbandonati. Entrambi provengono da due tradizioni diverse ma simili e vicine nelle loro intenzioni: stare bene insieme.
STORIA DEMOCRATICA
La storia è piuttosto semplice e lineare. Doriano incontra Miro, un coetaneo di etnia Rom che vive con la sua gente confinata in uno spiazzo di terra. I due mondi inizialmente sono diffidenti a entrare in contatto ma proprio la curiosità di Doriano permetterà di aprire un buco in quella rete che lo separa da Miro, creando così una sinergia che permetterà a due culture di ricavare il meglio da entrambe. Doriano proviene da una scuola democratica, un’educazione sperimentale basata sul dialogo, il gioco e la scoperta. Un tema, quello della scuola, che in Italia continua ad essere discusso e affrontato in un vetusto dibattito. Ci troviamo a continuare a crescere, generazione dopo generazione, diffidenti, classisti, separati. Sulla carta, la scuola immaginata da Gastoni e Gobbi, invece, potrebbe essere una valida alternativa per una società migliore.
UTOPIA DEMOCRATICA
In tutto questo ben di utopia, bisogna tuttavia notare una certa linearità nella trama. Pur essendo destinato ad un pubblico giovane, non è scritto da nessuna parte che si debba lesinare sulla struttura della narrazione. La storia scorre diluita da dialoghi pedagogici, non presenta nessun contrasto se non nel primo set-up dei personaggi, molto bidimensionali seppur portatori di messaggi positivi, è priva di colpi di scena,
Ecco, se prendiamo gli intenti de Il buco nella siepe e li ribaltiamo, viene giù una valanga di buonismo che può risultare persino stucchevole. Forse il limite di voler raccontare solo bellezza e gioia di un argomento anche complesso è proprio quello di allontanarsi fin troppo dalla realtà, perdendo il fuoco su ciò che si intende trattare. Essendo una storia vicina all’attualità, raccontata con una soluzione sperimentale e lodevole rivolta a un pubblico di giovani, l’intento va assolutamente premiato. Si poteva solo fare ancora meglio.
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